Il Training Autogeno è una tecnica che permette di riportare l’omeostasi nell’organismo, riequilibrando i sistemi fisiologici e scaricando le tensioni e lo stress. L’allenamento autogeno allena la persona ad accedere al proprio processo di rilassamento fisico e ad usarlo per alleviare lo stress fisico ed emotivo.
La formazione autogena fu sviluppata negli anni Venti dallo psicologo tedesco Johannes Schultz. Originariamente era stato progettato come un metodo di rilassamento fisico, ma da allora è stato usato per trattare lo stress mentale ed emotivo. È comunemente usato nella psicologia dello sport e per aumentare la concentrazione nello studio, per ridurre lo stress e per combattere l’insonnia. Può essere altrimenti usato per trattare la depressione, gli stati d’ansia e gli attacchi di panico, e più in generale come tecnica in terapia.
Il training autogeno si basa sul concetto di autogenicità, cioè permette di produrre da sé determinate modificazioni a livello dell’unità psiche/soma. Il training autogeno, infatti, è un metodo di auto-distensione che attraverso un atteggiamento di concentrazione passiva sul proprio corpo, mira a limitare le funzioni di controllo e ad attivare i processi distensivi e rigenerativi.
Questa tecnica permette a chiunque la impari di poterla poi gestire in maniera autonoma praticamente in qualsiasi situazione e luogo; l’apprendimento del metodo però ha regole precise e necessita di allenamento. Per apprendere ed utilizzare la tecnica, infatti, ci vogliono diversi mesi ed è necessario, inoltre, mantenere viva la pratica nel corso del tempo una volta terminato il training di base.
Il training autogeno di base consiste nell’apprendimento graduale di una serie di esercizi di concentrazione psichica passiva che permettono progressivamente il realizzarsi di spontanee modificazioni di funzioni involontarie che fanno capo ai vari sistemi organici: la muscolatura, il sistema cardiovascolare e neurovegetativo, l’apparato respiratorio.
In sostanza il Training Autogeno non solo regola l’attività di singoli apparati, ma riesce anche ad indurre uno stato di distensione che coinvolge l’intero organismo. Questo stato di commutazione autogena, infatti, genera una deconnessione psichica permettendo il passaggio da uno stato di veglia ad uno stato di metabolismo di base simile al sonno (Schultz, 1986).