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La Sindrome del Trauma da Violenza Sessuale
Nel 1974 Burgess e Holstrom svolsero una ricerca pionieristica con le vittime di stupro, descrivendo così la sindrome da trauma da stupro. Nell’arco della loro esperienza hanno rilevato reazioni comportamentali, psicologiche e somatiche solitamente presentate in due fasi: disorganizzazione acuta e riconoscimento. La prima ha una durata media di qualche settimana mentre la seconda può protrarsi da qualche settimana fino a molti anni.
Shock, vergogna, incredulità, paura, senso di colpa, isolamento, rabbia, umiliazione, perdita di controllo e lutto sono le reazioni predominanti della fase acuta. Tra le reazioni somatiche più frequenti troviamo irritabilità gastro-intestinale, tensione muscolo-scheletrica e disturbi genito-urinari. Spesso tra gli effetti di una violenza sessuale c’è la paura che i propri conoscenti e la famiglia vengano a scoprire ciò che è accaduto.
Nel corso della fase di riorganizzazione si manifestano sentimenti di disperazione, vulnerabilità, vergogna e senso di colpa. Tra i sintomi si evidenziano mal di testa, ansia diffusa, disturbi del sonno e insonnia, rabbia e depressione. Questa fase è accompagnata spesso da frequenti cambi del numero di telefono e traslochi.
Diverse fobie sono generate in seguito a un episodio di stupro. Tra le più comuni ci sono l’agorafobia (paura degli spazi aperti), la paura degli spazi chiusi se è avvenuto in casa, paura della sessualità e di rimanere da soli. Si diventa sopravvissuti nel momento in cui si è in grado di riconoscere lo stupro e di esprimere la rabbia, il dolore e di ritornare alla quotidianità. Episodi multipli di stupro possono portare a depressione, uso di droghe ed alcool, difficoltà relazionali, disfunzioni sessuali e tentativi di suicidi. Per ultimo circa un terzo dei casi di violenza sessuale causano nella vittima una sindrome di stress post traumatico, un terzo invece sviluppa depressione maggiore.
Cosa cambia se la Vittima denuncia la Violenza?
Si consiglia a tutte le donne che subiscono violenza sessuale di presentarsi presso i centri di assistenza. Qui si riceverà sostegno completo per evitare effetti a lungo termine: ricostruzione dell’autostima, incoraggiamento ad esprimere la rabbia e allentamento dei sensi di colpa. La vittima si trasforma in sopravvissuta nel momento in cui elabora l’aggressione senza episodi di flashback e ricordi intrusivi. A tutto ciò è accompagnata una forte diminuzione dei sintomi depressivi e ansiosi.
Una ricerca su 126 soggetti ha evidenziato che le persone che non denunciano presentano grande confusione, razionalizzazione, diniego e ricerca dell’isolamento. Chi invece denuncia presenta maggiore ansia, rabbia, vergogna e umiliazione. I soggetti hanno dichiarato che lo stupro distruttivo a livello psicologico, comportamentale, sociale e che è in grado di scardinare la propria sessualità.
Le donne che non denunciano hanno molta più difficoltà nell’accettare sia la violenza che gli stessi effetti su di loro. Chi non denuncia tende a rispondere alla violenza con distruttività influenzando così la loro stessa vita, sentono il forte bisogno di collocare l’episodio in un contesto che lo renda più comprensibile.
Una ricerca effettuata su 70 donne che hanno deciso di affidarsi all’assistenza ospedaliera, per le vittime di violenza sessuale, ha evidenziato che molte di loro presentavano ansia, depressione, ostilità, confusione e disturbo post traumatico da stress. Tutti questi stati emotivi si ripercuotono anche su loro stesse, sugli altri e sul mondo in generale.
Se la Vittima conosce l’Aggressore?
Per le vittime di stupro subito da un conoscente, e nella maggior parte delle volte è così, il livello di senso di colpa comportamentale è molto più alto. Chi viene violentato da un proprio conoscente sente di avere meno controllo e forza, ha meno stima verso il prossimo sentendosi anche meno collegato e prova minor conforto nella propria intimità. Un dato interessante riguarda la consapevolezza: il 100% delle donne violentate da uno sconosciuto è consapevole di aver subito violenze, nel caso di un conoscente solo il 47,7% delle donne dichiara di essere stata violentata.
Alcuni risultati suggeriscono che le vittime di violenza da parte di un conoscente siano più traumatizzate, tendono infatti ad auto-colpevolizzarsi. Credono di essere state “stupide”, che sia stato un loro sbaglio o che addirittura avrebbero dovuto prevenire l’evento. Il 55% delle donne aggredite da un estraneo considera l’atto come uno stupro, soli il 23,1% di chi ha subito violenze da un conoscente lo considera come una violenza sessuale. Oltretutto le prime hanno molte più possibilità che i loro ascoltatori considerino l’episodio come uno stupro. Per entrambi i gruppi gli effetti sono molto simili: depressione, ansia e alterazioni nella qualità dei rapporti interpersonali e sessuali.
Le vittime dei propri mariti presentano livelli molto più alti di depressione, rabbia e aggressività nei confronti dell’aggressore. Si vedono, infatti, meno responsabili rispetto a chi è stato violentato da un compagno casuale senza implicazioni romantiche.
Il tempo non è guaritore, a distanza di mesi gli effetti dello stupro sono ancora vividi, la vittima si sente umiliata, in colpa per non essere riuscita a reagire e molto tesa. Molto comuni sono sempre la perdita dell’autostima e la depressione, così come incubi notturni e fobie.
Gran parte delle donne che conoscono il proprio aggressore non riesce ad usare la propria forza al massimo: rimuovono sia le sensazioni mentali che fisiche creando così una reazione di freezing. Il senso di colpa nasce proprio da questo: non essere stata in grado di fermare l’uomo che l’ha violentata crea la paura di essere incolpata, proprio come lei fa con sé stessa.
Le donne violentate da conoscenti hanno uguali ripercussioni psicologiche delle vittime di sconosciuti, con l’aggravante però che spesso non parlano a nessuno dell’esperienza subita.