Che cos’è la Punizione?
Volta a ridurre il perpetuarsi di un comportamento negativo, la punizione se usata correttamente può diventare un’ottimo strumento per modificare le risposte di una persona. Nonostante questo però, specialmente negli ultimi anni, la punizione pare essere diventata piuttosto controversa: non solo nell’educazione ma anche nelle relazioni interpersonali. Questo perché la punizione può rivelarsi uno strumento davvero molto pericoloso: se utilizzata in malo modo è in grado di provocare seri danni. Ciò che più preoccupa la psicologia moderna è proprio la sua applicazione senza una conoscenza adeguata sull’argomento.
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Le origini
Nei primi anni del ‘900, i comportamentisti Pavlov e Skinner hanno studiato il comportamento degli individui a partire da stimoli ambientali.
Molto famoso è l’esperimento di Pavlov con la salivazione dei cani associata ad uno stimolo inizialmente neutro (suono di una campanella) che, dopo varie ripetizioni associate al ricevere del cibo, diventa uno stimolo condizionante, in grado cioè di produrre una risposta (la salivazione in questo caso). Si parla di condizionamento classico.
Altro esperimento importante in questo ambito è la Skinner box, con un topolino all’interno. L’animale affamato era spinto alla ricerca di cibo e muovendosi arrivava involontariamente alla soluzione. Ciò che inizialmente era involontario, diviene poi con la ripetizione rinforzato. Questo meccanismo è definito condizionamento operante e in questo caso il soggetto ha fatto delle azioni che gli hanno fatto apprendere qualcosa.
In che modo funziona la Punizione?
L’obiettivo della punizione è ridurre il peso di un certo comportamento tramite uno stimolo avversivo, si tratta cioè di estinguere un comportamento. Non ha alcun vantaggio secondario e il suo effetto è maggiore quando è applicata nell’immediato. Il rinforzo è un qualcosa che porta a ripetere un comportamento. Prima di applicare una punizione però è importante sapere quali sono i rinforzi e in che modo questi agiscono.
Ci sono i rinforzi positivi che sono gratificazioni e premi, compare quindi uno stimolo piacevole (al topolino che tira la leva viene fornito del cibo) ; e i rinforzi negativi, ovvero una sospensione di uno stimolo avversivo, viene meno uno stimolo spiacevole (ad esempio il topolino tirando la leva fa cessare la scossa elettrica).
Come i rinforzi, anche la punizione si divide in negativa oppure positiva. Nel primo caso consiste nell’ eliminazione di uno stimolo positivo, viene meno uno stimolo piacevole (ad esempio se il cane salta addosso non riceverà il premio in crocchette).. La punizione positiva, invece, consiste nell’aggiunta di uno stimolo avversivo subito dopo la risposta che si desidera cambiare. Un esempio può essere la punizione fisica che procura dolore all’interessato (la sculacciata se il cane salta addosso).
Questi esempi hanno tutti gli animali come target, ma la stessa cosa possiamo trasporla anche sugli esseri umani. Per quanto il funzionamento della nostra mente e del nostro sistema nervoso sia molto più complesso ed influenzato sia dalla genetica che dall’ambiente, ci sono dei meccanismi di cui è importante essere a conoscenza poiché danno degli elementi in più per comprendere strategie di educazione e di comunicazione utili all’apprendimento.
Arriviamo ora al motivo che più rende questo argomento controverso: la punizione è funzionale? Diversi studi suggeriscono che alcune tecniche non avversive, come il rinforzo positivo, sono altrettanto efficaci quanto la punizione. Dato che le tecniche avversive sembrano non dare gli stessi risultati pare non sia necessario infliggere sanzioni. Tuttavia, e soprattutto in occasioni particolarmente pericolose, i castighi e le punizioni positive sembrano necessari. Nell’ambito clinico è dimostrato che nei casi di comportamenti autolesionistici ad esempio le punizioni positive sembrano essere in grado di sopprimere questi comportamenti.
Etichettare la punizione come sbagliata a priori non è esatto. Concentrarsi invece sul suo utilizzo appropriato, in termini di intensità e misura, è invece molto più vantaggioso e conveniente.
Le Possibili Conseguenze della Punizione
Nei prossimi paragrafi scopriremo alcune complicazioni che possono nascere nel momento in cui le punizioni sono adottate senza alcuna conoscenza in merito all’efficacia. Lo scopo di queste difficoltà è quello di sottolineare quanto punizioni senza alcuno scopo e indiscriminate possano diventare pericolose.
- Comportamenti aggressivi: molti studi di psicologia comparata applicata sugli animali, dimostrano che le punizioni dolorose inducono ad attaccare i propri simili. Questi studi rendono ancora più semplice comprendere quanto sia importante riflettere prima di infliggere una punizione dolorosa, e soprattutto avere ben chiaro cosa si desidera ottenere da questa. Nel momento in cui un bambino si comporta male e si pensa di rispondere dando un ceffone è necessario fermarsi: esistono altri tipi di punizione alternative più efficaci? Il ceffone serve in questo caso per educare lui o per scaricare la nostra frustrazione?
- Paura: questa emozione in questo caso è altamente negativa ed è tra le più citate quando si parla delle punizioni. Una persona non deve imparare attraverso la paura, anzi questa è solo un ostacolo all’apprendimento del comportamento alternativo che si vuole modificare. Dopotutto non è questo l’obiettivo? La miglior soluzione è agire con saggezza. Un genitore che infligge paura al bambino non sta utilizzando correttamente la punizione, e anzi dovrebbe evitarla in ogni modo
- Fuga ed evitamento: generalizzare l’avversione è un altro fattore da tenere in considerazione. Ad esempio, se un ragazzo è punito per non aver segnato un punto durante la partita è probabile che quello stesso sport gli provochi uno stato emotivo negativo. Questo potrebbe condurlo ad evitare quello stimolo anziché migliorare le sue capacità, si ottiene quindi l’esatto opposto.
- Punire frequentemente alcune condotte che non è possibile sopprimere creerà un’abitudine annullando quindi l’effetto spiacevole che inizialmente si creava. Ad esempio: portando via le macchinine a un bambino ogni qual volta si comporta male farà sì che lui si abitui alla loro mancanza, rendendole meno importanti. Arrivati a quel punto sarà necessario aumentare l’intensità della punizione portando via oltre alle macchinine anche altri giocattoli.
Conclusioni
A causa delle conseguenze negative di una punizione applicata in modo non corretto si consiglia di adottare comportamenti alternativi desiderabili.
Adottare una punizione è efficace quando sono rafforzati anche i comportamenti che si desiderano ottenere, a volte però si preferisce il semplice castigo più semplice e pratico.
Questa controversia potrà essere risolta solo nel momento in cui le punizioni saranno adottate consapevolmente e con uno scopo ben preciso.